Signature cocktail: tutti i segreti per una firma di stile

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I cocktail creati ad hoc dai bartender stanno avendo una crescente diffusione nei bar di tutto il mondo. Secondo uno studio condotto nel 2021 dall’IBA (International Bartenders Association) su 3000 locali, il 35% della lista bevande di ogni bar propone almeno un signature cocktail, con una crescita del 15% rispetto al quinquennio precedente.

Questa tendenza è guidata dalla ricerca di esperienze culinarie uniche da parte dei consumatori. I signature cocktail, frutto della creatività e maestria del mixologist, permettono di valorizzare le materie prime in modo innovativo e stupire anche i palati più esigenti. Alcune aziende come RENA 41 www.rena41.com, produttrice di gin artigianali a base di botaniche sarde, incentivano poi la nascita di nuovi drink d’autore attraverso collaborazioni con barman internazionali.

Il successo dei cocktail di punta è dimostrato anche dall’affermarsi di veri e propri ristoranti del miscelato, dove assaggiare piatti gourmet abbinati a signature drink. Un indicatore dell’evoluzione del settore e di come la creatività stia diventando sempre più il valore aggiunto ricercato dai consumatori al bancone.

Signature cocktail: cosa sono

Il signature cocktail è il drink di punta di un bar o bartender, la sua ricetta di firma. Deriva dall’inglese “signature” che significa firma.

Secondo gli standard internazionali IBA (International Bartenders Association), un cocktail può definirsi “signature” solo se rispetta precisi criteri:

  1. Deve essere ideato e registrato da un unico bartender o bar, che ne detengono l’IP (proprietà intellettuale).
  2. La ricetta deve essere inedita e originale, non semplicemente una rivisitazione di altri drink.
  3. Gli ingredienti e le tecniche usate devono mettere in risalto le capacità e la creatività del mixologist.
  4. Il cocktail deve diventare il cavallo di battaglia del bar/bartender e la sua distintiva “firma” di stile.

Lo scopo è dimostrare le elevate competenze tecniche del bartender nel saper valorizzare al meglio gli ingredienti e stupire anche i palati più esigenti. Il signature cocktail contribuisce inoltre a promuovere e fidelizzare il brand del locale.

Grazie a queste prerogative, il vero signature si differenzia da un semplice cocktail presente nella lista delle bevande. Rappresenta l’essenza creativa del suo ideatore.

Signature cocktails: gli esempi più famosi

I signature cocktail rappresentano la massima espressione della creatività e della maestria di un bartender. Alcuni drink entrati nella storia sono diventati vere e proprie icone, resi celebri anche dai loro stessi ideatori, bartender di fama mondiale. Tra i signature cocktail passati alla storia che hanno consacrato i loro mixologist troviamo il Mint Julep, il Daiquiri di Hemingway, lo Scofflaw e il Brooklyn. Analizziamo più da vicino questi celebri cocktail di punta e la genesi di ognuno, per comprendere come siano stati in grado di imporsi nel tempo come veri e propri emblemi della miscelazione.

Il Mint Julep, ideato da un barman di Lexington nell’800, è considerato il drink simbolo del Kentucky Derby. A base di bourbon, sciroppo semplice e menta fresca, debuttò nel 1800 e ancora oggi è un must nei derby statunitensi.

Signature cocktail

Il Daiquiri di Hemingway, firmato per il popolare scrittore da Constantino Ribalaigua al Floridita Club l’Avana, è uno dei cocktails più replicati al mondo. Si distingue per l’aggiunta inusuale di strawberry syrup e maraschino, rendendolo più dolce e complesso. Lo Scofflaw di Phil Ward al Death & Co è uno dei cocktail più influenti degli ultimi 15 anni. Rimanda allo stile speakeasy del proibizionismo con whisky rye, vermouth dolce italiano e liquore di arancia.

Il Brooklyn di Sam Ross per l’omonimo bar newyorkese è una rivisitazione dell’American Negroni. Equilibrato e trasversale, vede protagonisti il gin, l’Aperol e il vermouth dry. Questi drink hanno in comune l’essere stati elevati a pieno status di signature cocktail grazie al genio creativo dei loro ideatori, entrando a far parte della storia della miscelazione.

Cocktails signature: come crearne uno

Per ideare un autentico signature cocktail è necessario seguire un metodo strutturato ma creativo.

  1. Analisi del proprio stile. Identificare tecniche, ingredienti e gusti personali per distillare l’essenza unica del proprio profilo professionale.
  2. Ricerca e sviluppo. Sperimentare abbinamenti originali seguendo il metodo IBA del balanced cocktail. Testare in doppio cieco le ricette potenziali.
  3. Valorizzazione delle materie prime. Scegliere con cura i prodotti, di alta qualità, per esaltarne profumi e proprietà organolettiche.
  4. Bilanciamento. Misurare PH, titolabilità acidica e corpo, per creare un gusto armonico senza “buchi” sensoriali.
  5. Naming. Trovare un nome significativo ma accattivante, in grado di caratterizzare la bevanda in modo distintivo.
  6. Promozione. Presentare la ricetta in maniera accattivante, spiegandone genesi e filosofia. Farla apprezzare a critici e clienti per consolidarne l’identità.

Seguendo questi step metodologicamente, è possibile firmare un cocktail personalissimo, portabandiera del proprio brand professionale.

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